La rivista «FuturoClassico» è emanazione del Centro Interuniversitario di Ricerca di ‘Studi sulla Tradizione’ (Università di Bari-Università della Repubblica di San Marino-Università di Padova-Università di Trento), nato nel 2013, per promuovere l’aggregazione di studiosi dei più disparati ambiti delle Humanities intorno al tema della tradizione e della sopravvivenza, della fortuna e della ricezione della civiltà classica e tardoantica nelle età medievale, umanistico-rinascimentale, moderna e contemporanea.
La rivista è in fascia A per i seguenti settori scientifico-disciplinari: 10/D1 (Storia antica), 10/D2 (Lingua e letteratura greca), 10/D3 (Lingua e letteratura latina), 10/D4 (Filologia classica e tardoantica), 10/E1 (Filologia e letterature medio-latina e romanze), 10/F4 (Critica letteraria e letterature comparate).
«La civiltà moderna non deve esser considerata come una semplice continuazione dell’antica, come un progresso della medesima. Questo è il punto di vista sotto cui e gli scrittori e gli uomini generalmente la sogliono riguardare; e da ciò segue che si considera la civiltà degli Ateniesi e dei Romani nei loro più floridi tempi, come incompleta, e per ogni sua parte inferiore alla nostra. Ma qualunque sia la filiazione che, istoricamente parlando, abbia la civiltà moderna verso l’antica, e l’influenza esercitata da questa sopra quella, massime nel suo nascimento e nei suoi primi sviluppi, logicamente parlando però queste due civiltà, avendo essenziali differenze tra loro, sono, e debbono essere considerate come due civiltà diverse, o vogliamo dire due diverse e distinte specie di civiltà, ambedue realmente complete in se stesse. Sotto questo punto di vista, diviene più che mai utile e interessante il parallelo tra l’una e l’altra». Straordinaria la modernità visionaria con cui, in un pensiero annotato nel marzo 1826 come possibile «preliminare ad una Comparazione degli antichi e dei moderni» (Zibaldone, 4171-4172), Giacomo Leopardi rimarcava le distanze e le alterità oggettive e irriducibili tra passato e presente e bandiva ogni tentazione modernizzante di superficiale identificazione o di sterile attualizzazione. Di fatto, le sue parole legittimano quella visione comparata che sola consente di rileggere le testimonianze antiche alla luce delle domande di senso in esse riposte e di interrogarsi correttamente sul problema dell’incidenza della cultura greco-latina nella realtà odierna, in una parola, della sua ‘classicità’.
I vari ‘Umanesimi’ che, com’è noto, si sono avvicendati nella cultura europea dell’era moderna si sono infatti impegnati a costruire rappresentazioni del passato di volta in volta funzionali alla propria identità, finendo per dare un’immagine variamente deformata del passato, in particolare dell’antichità greco-romana, di cui è stato universalmente riconosciuto il ruolo fondante, e dunque ‘classico’. Ed è altrettanto noto l’esito dell’impiego metaforico dell’aggettivo classicus, che per la prima volta Aulo Gellio (Noctes Atticae, XIX, 8, 15), nel secondo secolo d.C., ha traslato dal lessico della classificazione sociale dei cittadini-soldati alla sfera letteraria, a designare, come attributo di scriptor, quegli autori la cui indiscussa qualità era garantita dalla loro antichità. Tale declinazione ha finito per legittimare, a partire dagli umanisti di fine Quattrocento per arrivare ai giorni nostri, la cristallizzazione di canoni e modelli esemplari in tutti i campi delle lettere, delle scienze e delle arti, innescando processi di selezione ‘classicistica’ legati a una dimensione valutativa e teleologica del passato. Ebbene, a quel continuum discontinuo che è la ‘tradizione’ del mondo classico, e dunque anche agli effetti prismatici e proteiformi delle sue ‘distorsioni’, è dedicato «FuturoClassico»: nella consapevolezza che soltanto ripercorrendo nelle sue luci e nelle sue ombre la dialettica vitalità di quella tradizione il mondo antico può essere percepito culturalmente dall’intera società civile non soltanto come un patrimonio gelosamente coltivato e tutelato nelle ristrette cerchie degli ‘addetti ai lavori’, ma anche come un ‘bene comune’, come una straordinaria eredità storica, gravida di potenzialità preziose ai fini del recupero di radici e identità culturali e dell’elaborazione di categorie critiche idonee a interpretare le domande e le sfide del presente e del futuro.
La sezione "ClassicoDigitale" raccoglie contributi che esplorino i nuovi orizzonti di ricerca che la straordinaria espansione dell'informatica umanistica ha dischiuso nell'ambito degli studi classici. Creare grandi corpora digitali in rete, fruire agevolmente di un'ampia messe di contenuti, rappresentare efficacemente la 'fluidità' di testi documentati da testimoni distanti numerosi secoli dall'originale, operare ricerche mirate - lessicali e semantiche - su estesi archivi testuali, esplorare i testi nel proprio contesto, interrogare gli apparati di varianti e le dinamiche di trasmissione dei testi attraverso i secoli, investigare le diverse forme di memoria poetica riconoscibili nei testi, saggiare le scelte dell'editore, costruire percorsi didattici interdisciplinari, stimolare il confronto della comunità scientifica intorno al medesimo argomento oggetto di studio sono solo alcuni degli obiettivi ora diffusamente perseguibili grazie all'impiego delle risorse digitali e degli strumenti collaborativi per le scienze dell'antichità. Allo scopo di dar vita a un luogo di confronto intorno a questo filone di ricerca, estremamente vitale ma privo al momento di uno spazio dedicato nel panorama delle riviste specialistiche italiane, «FuturoClassico» inaugura una sezione che, intersecando il tema della tradizione e della sopravvivenza, della fortuna e della ricezione della civiltà classica e tardoantica, integra gli obiettivi e i contenuti della rivista.
La ricerca universitaria di ambito umanistico, soprattutto oggi, non può inoltre evidentemente dimenticare la sua funzione di strumento di crescita culturale collettiva e, a questo fine, non può trascurare il collegamento con il mondo della scuola: «FuturoClassico» dedicherà pertanto un’attenzione costante alle ricadute didattiche della nozione di ‘tradizione’ della cultura greco-latina, per fornire maggiore spessore scientifico a una categoria di indubbia valenza pedagogica.
Questa rivista è emanazione del Centro Interuniversitario di Ricerca di ‘Studi sulla Tradizione’ (CIRST), un centro nato nel 2013, sulle orme di un preesistente Centro Interdipartimentale di ‘Studi sulla Tradizione’ dell’Università di Bari, per promuovere l’aggregazione di studiosi dei più disparati ambiti delle Humanities intorno al tema della tradizione e della sopravvivenza, della fortuna e della ricezione della civiltà classica e tardoantica nelle età medievale, umanistico-rinascimentale, moderna e contemporanea. Dopo aver realizzato varie iniziative di respiro internazionale, volte a creare occasioni di dialogo rivelatesi stimolanti e proficue tra le sue diverse ‘anime’, il CIRST, che vede attualmente consociate le Università di Bari, della Repubblica di San Marino e di Padova, ambisce ora, con questa rivista, a dare visibilità ai percorsi di ricerca di tutti gli studiosi, italiani e stranieri, che vogliano confrontarsi sul terreno comune della tradizione del mondo classico: un terreno nel quale le specificità dei propri studi, lungi dall’essere meccanicamente giustapposte, riannodandosi attorno a questo fil rouge trovino un punto d’incontro, intersezione e confronto.
«Modern civilization must not be considered simply as a continuation of ancient civilization, as its progression. This is how both writers and men generally regard it, and from that point of view, it follows, they consider the most flourishing periods of Athenian and Roman civilization as incomplete and in every respect inferior to our own. But whatever the filiation historically speaking between modern and ancient civilization, and the influence that the latter has on the former, especially at its birth and in its early development, logically speaking, these two civilizations, which are essentially different, are and must be considered as two different civilizations, or rather two different and distinct species of civilization, each actually complete in itself. From this point of view, the parallel between them becomes extremely useful and interesting». The visionary modernity of Giacomo Leopardi is extraordinary. In a thought recorded in March 1826 as a possible «preliminary to a Comparison of the ancients and the moderns» (Zibaldone, 4171-4172, here translated by K. Baldwin et al.), he noted the distance between past and present and their irreducible objective alterity, and he strictly banned the temptation to modernize through superficial identification or sterile actualization. In fact, his words legitimize the comparative vision that alone allows the rereading of the ancient evidence in the light of the questions of meaning it contains and the accurate problematizing of Greco-Latin culture in its bearing on today’s reality, in a word, on the problem of its ‘classicism’.
The various well-known ‘Humanisms’ that have come and gone in European culture of the modern era were, in fact, committed to building representations of the past that, each time, were functional for their own identity. In the end, they offered an image of the past deformed in one way or another, an image of Greco-Roman antiquity in particular, of which the fundamental, and therefore ‘classic’ role, was universally recognized. The outcome of the metaphorical use of the adjective classicus is also well known. Aulus Gellius (Noctes Atticae, XIX, 8, 15), in the second century CE, shifted it, for the first time, from the social classification of citizen-soldiers to the literary sphere, to designate, as an attribute of scriptor, those authors whose undisputed quality was guaranteed by their antiquity. This semantic extension of the word ended up legitimizing, from the fifteenth-century humanists to our day, the crystallization of canons and of exemplary models in all fields of literature, the sciences and the arts. It triggered processes of ‘classicist’ selection linked to a past characterized evaluatively and teleologically. So to that discontinuous continuum that is the ‘tradition’ of the classical world, and also therefore to the prismatic and manifold effects of its distortions, «FuturoClassico» is dedicated. It begins in the awareness that only by retracing the lights and the shadows of that tradition’s dialectic vitality can the ancient world be received in the culture of civil society as a whole, not only as a heritage jealously cultivated and protected in the restricted circles of the ‘insiders’, but also as a common good as an extraordinary historical legacy, full of potentiality for the recovery of historical identities and for the development of critical categories for interpreting present and future questions and challenges.
The section entitled "ClassicoDigitale" collects articles that explore new horizons in the field of Digital Humanities connected to Classical studies. Thanks to the digital resources applied to classical studies, some objectives are nowadays easily achieved such as creating big digital corpora, using effortlessly many resources at a time, representing the 'fluidity' of texts studied in different ages, doing lexical and semantic research in extensive archives, exploring the texts in their contexts, following the textual variants of the texts through the centuries, questioning the poetic memory of a text, comparing the decisions of a publishing house, shaping didactic interdisciplinary paths, stimulating the debate of the scientific community on the same object of study. In order to give space to this specific research field, extremely vital but still unexplored by the Italian journals, "FuturoClassico" opens a new section that integrates the objectives and the contents of the journal by intersecting the themes of tradition and survival, of fortune and reception of the classical and late-antique cultures.
It is clear that university research in the humanities, especially today, cannot forget its instrumental role in a broader cultural function and, to this end, cannot ignore its connection with the world of education: «FuturoClassico» will therefore devote constant attention to the educational implications of the notion of the ‘tradition’ of Greco-Latin culture. It will seek to put an area of undoubted pedagogical value on a more solid scholarly basis.
This journal is the emanation of the Interuniversity Research Center for Studies on the Tradition (CIRST), a center originating in 2013, in the footsteps of an existing Interdepartmental Centre, ‘Studies on Tradition’, of the University of Bari. The purpose of CIRST was to promote the cooperation of scholars in many different areas of the Humanities on the theme of the tradition and the reception of classical civilization and Late Antiquity in medieval, Renaissance-humanist, modern and contemporary times. After various initiatives of international scope, which aimed to create opportunities for dialogue and proved challenging and profitable for its various participants, CIRST, at present including the universities of Bari, the Republic of San Marino and Padova, aims with this journal to give visibility to the research paths of all students, Italians and others, who want to meet on the common ground of the tradition of the classical world. Here the specificities of their studies, far from being mechanically juxtaposed, reconnect around this common thread and find a place where they can meet, intersect, and debate.
Olimpia Imperio