EROTISMO QUEER, IDENTITÀ INDIGENA E DECOSTRUZIONE NEI VERSI DI TOMMY PICO
DOI :
https://doi.org/10.15162/2704-8659/2386Mots-clés :
Two-spirit, Kumeyaay, Nature Poem, Tommy PicoRésumé
Il presente articolo si propone di analizzare l’opera del poeta queer e indigeno Tommy Pico, con particolare attenzione alla raccolta Nature Poem (2017), seconda parte della tetralogia poetica dedicata al personaggio di Teebs. Attraverso l’analisi critica e la traduzione di due testi significativi, il contributo intende evidenziare le modalità con cui Pico decostruisce gli stereotipi legati all’identità indigena, al genere, al desiderio e al linguaggio poetico. Il poeta si confronta con l’eredità coloniale non solo sul piano tematico, ma anche attraverso un uso innovativo della lingua, mescolando registri differenti, oralità, gergo queer, riferimenti pop e tecnicismi digitali. La figura di Teebs rappresenta una maschera performativa attraverso cui l’autore elabora il trauma e la vergogna, trasformandoli in resistenza e autoaffermazione. In Nature Poem, Pico rifiuta ironicamente l’aspettativa che un autore indigeno debba per forza scrivere “poesie sulla natura”, sfidando così l’autorità epistemica del lettore bianco e smascherando la retorica del “nobile selvaggio”. Tuttavia, nel processo di rifiuto, emerge anche la consapevolezza della pervasività degli stereotipi e la necessità di una loro riappropriazione critica. Il corpo - queer, razzializzato, erotico - si impone come centro simbolico e spazio politico: è attraverso il desiderio, il sesso e il linguaggio che Pico interroga le dinamiche di potere, gli immaginari colonizzati e la costruzione dell’identità. La poesia diventa così luogo di tensione e ambivalenza, in cui la vulnerabilità non è solo sofferenza ma anche possibilità di ridefinizione. Nei testi analizzati, la relazione con la natura si fa ambigua, erotica e talvolta minacciosa; l’intimità si intreccia con il trauma e la violenza verbale e sociale subita dal soggetto queer. La lingua inglese, eredità coloniale, viene forzata e trasformata in strumento espressivo e dissidente: scrivere in questa lingua significa convivere con un passato oppressivo, ma anche affermare la propria sopravvivenza e la propria voce. Il percorso evidenzia come l’opera di Tommy Pico costituisca un esempio paradigmatico di poesia decoloniale, capace di fondere impegno politico, esplorazione erotica e sperimentazione linguistica. Attraverso Teebs, Pico propone una poetica in cui l’identità non è mai data ma continuamente negoziata, dove la frammentazione non è perdita bensì apertura. Il risultato è una nuova forma di epica queer e indigena, ibrida e irriverente, che offre al lettore la possibilità di uno sguardo altro sulla poesia contemporanea. La traduzione, infine, si presenta come spazio ulteriore di riflessione sulla resa delle identità complesse e sull’etica del linguaggio nella pratica critica.


