Post-filosofie

Rivista di pratica filosofica e scienze umane




«Post-filosofie», che dal numero sette diventa una rivista digitale, vuole continuare a essere un luogo aperto di interrogazione, di confronto e di critica delle scienze del nostro tempo, soprattutto di quelle scienze nei cui paradigmi epistemologici e nelle cui tradizioni di ricerca si è sedimentato il sapere dell’umano con le sue forme peculiari di razionalità. La scelta del digitale è dovuta non solo, come è facile intuire, a ragioni finanziarie (data la scarsità di risorse che affligge le Università italiane e gli investimenti soprattutto nel sapere umanistico), ma anche ad un’esigenza di maggiore comunicatività, pur senza minimamente rinunciare al rigore metodologico e all’etica dell’indagine scientifica. Pertanto, il progetto originario che animava «Post-filosofie» nella sua versione a stampa, che ha dato vita a numeri monografici eterogenei nei punti di vista e densi nella dimensione teorica (e che potrete trovare a disposizione nell’archivio online), resta immutato e tuttora valido.

Riteniamo, infatti, che oggi la pratica della filosofia non possa ridursi a una “ruminazione” storiografica fine a se stessa, ma debba incontrare sul suo stesso terreno gli archivi e le sfide del tempo. Sotto questo profilo, il prefisso “post-”, per quanto inflazionato, allude da un lato al pluralismo degli orientamenti e delle prospettive filosofiche come un dato di fatto incontestabile della nostra attualità, dall’altro a un movimento di torsione interna alla tradizione filosofica nella ricerca di nuovi linguaggi e di nuove categorie in grado di pensare e comprendere il nostro presente. Su questo punto siamo d’accordo con Deleuze e Guattari quando affermano che “non si può ridurre la filosofia alla propria storia, perché la filosofia non smette di divincolarsene per creare nuovi concetti che pur ricadendovi non ne derivano” (G. Deleuze – F. Guattari, Che cos’è la filosofia?).

Si tratta di intraprendere un lavoro di delimitazione critica della storia della filosofia (e, dunque, della metafisica) che non sia fine a stesso, vale a dire tale che non sfoci né in una ripetizione tautologica del Medesimo (come avviene in Heidegger), né in una mera ricostruzione delle branche speciali in cui la pratica filosofica si è via via strutturata (ontologia, gnoseologia, etica e così via) diventando così una disciplina accademica. Il lavoro di delimitazione critica consiste nell’accettare le sfide del pensiero e del mondo in cui viviamo sul terreno della sperimentazione filosofica facendo emergere volta per volta la fecondità e i limiti dei concetti che la pratica filosofica ci ha trasmesso.

Così intesa, la pratica filosofica conserva la sua connotazione intrinseca di sapere storico (per riprendere un’espressione cara a Eugenio Garin), ma in un’accezione pregnante rispetto al rischio sempre incombente di una sua museificazione o riduzione a mero reperto erudito. In questo orizzonte, il filosofo si troverà ad affrontare, a nostro avviso, almeno quattro compiti:

  1. riattraversare con un approccio critico-genealogico, e a partire dalle aporie del presente, il processo storico che dalla nascita della filosofia in Grecia ha condotto alla proliferazione delle conoscenze specialistiche proprie delle scienze naturali e delle scienze umane o sociali: dal politico al religioso, dal sociale al giuridico, dall’economico allo psicologico;
  2. esplorare il retroterra filosofico (metafisico, scientifico, teologico-politico), da cui è sorta e si è sviluppata la concettualità diffusa della nostra epoca, a cominciare da parole-chiave come “democrazia”, “cittadinanza”, “diritti umani”, “multiculturalismo”, ecc.;
  3. raccogliere ed elaborare sul piano della teoria le istanze di verità e di giustizia che provengono da un mondo “uscito fuori dai gangli”, mantenendo accesa la debole luce della ragione e dell’utopia;
  4. indagare le sfide del tempo presente e della complessità sociale, affinando gli strumenti della critica alla hubris economicistica del turbo-capitalismo di questo inizio del XXI secolo e, al contempo, provando a dare voce e problematizzare le domande di riconoscimento delle molteplici “differenze” a partire da quelle sessuali e di genere, passando per quelle etniche e religiose, che vanno ridefinendo in forme inedite le soggettività contemporanee.

F.F.

F.R.R.L.





"Post-philosophies" is an open place that welcomes everyone who wants to investigate, criticize and dialogue on the Human Knowledge with its peculiar forms of rationality.
Starting from the Issue Number 7, "Post-philosophies" is an online journal. It is easy to guess that the choice of a digital format depends on financial reasons: indeed, Italian humanistic research is structurally characterised by a shortage of funds. Nevertheless, making a virtue of necessity, the digital format allows to reach a wider audience, without renouncing the methodological rigour and the ethics of scientific inquiry.
Therefore, the original project that animated the printed version of "Post-philosophies" remains unchanged and still valid today. Furthermore, the online archive collects all the monographic numbers. Each Issue is characterised by heterogeneity and relevance of theoretical perspectives.

We believe that the philosophical practice cannot be reduced to a historiographical “rumination”, neither it can be considered as an end in itself. Rather, we believe that the archival and established research methods must face the challenges of the present.
From such a perspective, the – however inflated – prefix “post-” alludes to a double semantic layer: on the one hand, it refers to the pluralism of philosophical orientations and perspectives which indisputably characterise our present; on the other hand, “post-”designates the movement of torsion within the philosophical tradition, and the search for new languages and categories capable of thinking and understanding our present.
On this point we agree with Deleuze and Guattari when they affirm that “Philosophy cannot be reduced to its own history, because it continually wrests itself from this history in order to create new concepts that fall back into history but do not come from it” (G. Deleuze - F. Guattari, What is philosophy? ).

In the light of these considerations, POST-FILOSOFIE aims at undertaking a critical delimitation of the history of philosophy (and, therefore, of metaphysics), refusing a self-referential prepective: such a critical approach rejects the tautological repetition of the Selfsame (as it happens in Heidegger), and the mere reconstruction of the special branches in which philosophical practice has gradually structured itself (ontology, gnoseology, ethics and so on), becoming an academic discipline. On the contrary, the work of critical delimitation not only accepts the challenges of thought, but it also includes the world in which we live in the field of philosophical experimentation, underlining the fecundity and limits of the concepts transmitted by the philosophical practice.

In this sense, philosophical practice preserves its intrinsic connotation of historical knowledge – as our dear Eugenio Garin would say. In the matter in question, the adjective “historical” has to be preserved in its profound meaning, avoiding the ever-present risk of museumization and reduction to a merely academic knowledge. From such a perspective, we believe that the philosopher has to accomplish four tasks, at least:

  1. Starting from the aporiae of the present, and adopting a critical-genealogical approach, the philosopher has to reconstruct the process which led to the present-day proliferation of specialist and separated knowledges. More specifically, starting from birth of philosophy in Greece, the philosopher has to investigate the reasons of the separation between natural sciences and social sciences, or humanities. The philosopher cannot neglect any fields of human knowledge: from political to religious, from social to legal, from economic to psychological.
  2. The philosopher has to explore the theoretical background (i.e., metaphysical, scientific, theological-political) of fundamental contemporary concepts, such as “democracy”, “citizenship”, “human rights”, “multiculturalism”, and so on.
  3. The philosopher has to collect and theorise the instances of truth and justice that come from the contemporary society, preserving a reasonable and utopian approach.
  4. The philosopher has to develop the criticism against the economic hubris of the present-day capitalism, recognising and giving voice to the multiple “differences” which are redefining contemporary subjectivities in new forms: starting from sexuality and gender, passing through ethnicity and religious sphere.

F.F.

F.R.R.L.